Il Laboratorio Aperto di Piacenza è uno dei dieci laboratori collocati nei capoluoghi di provincia della Regione sostenuti e finanziati dalla strategia di sviluppo urbano della Regione Emilia-Romagna. Nasce come hub fisico dedicato all’innovazione, uno spazio urbano fruibile dai cittadini e dalle imprese che promuove ed ospita attività di formazione, eventi cittadini e spazi attrezzati con tecnologie all’avanguardia.
Il recupero dell’ex chiesa del Carmine si inserisce, a livello locale, nel percorso di attivazione del concetto di smart city, favorendo la creazione di valore a livello di cittadino e comunità attraverso l’incontro tra domanda e offerta di soluzioni innovative e tecnologiche in una molteplicità di ambiti, dalla mobilità alla logistica, dall’ambiente all’agricoltura, dalla cultura al turismo. Il Laboratorio Aperto di Piacenza è una location suggestiva e versatile nel cuore della città, ideale per organizzare eventi, meeting, pranzi e cene aziendali e corsi di formazione in ogni momento dell’anno con spazi attrezzati professionali: sala convegni, aule formazione, sala riunioni, caffetteria e uno spazio dedicato al coworking con 24 postazioni.
Il progetto di recupero e riqualificazione dell’ex Chiesa del Carmine, avviato nell’autunno 2017 e concluso nella primavera 2019, comprende due distinti ambiti di intervento: il recupero e il consolidamento strutturale dell’edificio ed il riuso funzionale. Il recupero di questo prezioso patrimonio cittadino rientra inoltre nel quadro del rilancio di un’area di grande importanza strategica per la città. La zona compresa tra Piazza Cittadella e Piazza Casali infatti, per la sua valenza storica, culturale e urbanistica, giocherà un ruolo centrale per lo sviluppo della città del futuro.
La chiesa di Santa Maria del Carmine, fondata a Piacenza nel 1334 dai Padri Carmelitani, sorge tra le odierne via Borghetto e piazza Casali. L’impianto originario, che nasce in forme semplici rispecchiando la tipica architettura degli ordini mendicanti, subisce nel tempo numerose trasformazioni. Tra il XIV e XVI secolo nella navata di sinistra vengono aggiunte altre cappelle oltre a quelle medioevali, mentre nel XVII secolo, la volontà di adeguare la chiesa al nuovo gusto barocco, porta all’esecuzione di numerosi interventi decorativi. Nel 1805, In seguito alla soppressione degli ordini, la chiesa viene prima adibita ad ospedale e poi a magazzino, mentre il vicino convento diventa prima caserma e, dal 1807, Pubblico Macello. Dal 1923 il convento diviene sede della organizzazione del Partito nazionale fascista e a partire dagli anni ’50 ospita uffici statali. Nel 2006 l’intero complesso viene abbandonato.