Da mille anni Sarzano è presidio di civiltà nel cuore dell’Appennino reggiano.
Il colle di Sarzano è da sempre un caposaldo della viabilità che a Reggio Emilia si inoltra verso il crinale tosco-emiliano per scendere in Lunigiana e in Garfagnana fino al Mar ligure. La presenza umana in questo Appennino è testimoniata nell’età del bronzo. L’esistenza di un maniero è dedotta fin dall’epoca degli avi di Matilde di Canossa (è datato 958 d.C. il rogito di acquisto di questo feudo, primo documento storico).
Benché il territorio intorno a Sarzano fosse frequentato già all’epoca della presenza ligure e della successiva dominazione romana (a Cortogno è stata ritrovata una fornace per la cottura dei laterizi di epoca romana, perfettamente conservata), è dal dominio della dinastia dei Canossa che divenne un crocevia storico rilevante, a metà strada fra Langobardia e Tuscia.
Nei secoli dopo Matilde, vicende alterne videro protagoniste le signorie locali e poi la chiesa. Lascito di questo complicato periodo è l’odierno abito monumentale del castello, che si deve a Francesca Graziani e Paolo Carandini, marchesi di Sarzano.
Paolo e Francesca, “consorti e condomini”, presero possesso di Sarzano nel 1695 intraprendendo un ampio restauro del castello che gli donò l’aspetto attuale, più secentesco che medievale: a imperitura memoria fu posta la lapide sopra il portale d’ingresso.
I Carandini furono i signori di Sarzano fino al 1796, quando furono soppressi i feudi.
Dopo il lungo possesso della Chiesa, verso la fine del Novecento il complesso monumentale di Sarzano è pervenuto in proprietà al Comune di Casina che, a cavallo del nuovo secolo, con il concorso delle istituzioni competenti ha dato inizio ad un restauro conservativo e a uno scavo archeologico che hanno restituito al castello la sua storia.
Oggi il complesso di Sarzano comprende una parte inferiore, quella del borgo e degli edifici abitativi, e una superiore: il castello vero e proprio sulla sommità del colle.